Boîte-en-valise II, red, 2011.
DOPPIOSENSO - Il senso del Doppio
Marcel Duchamp è l’artista che ha maggiormente giocato con il doppio senso soprattutto nei titoli dei suoi Ready-made. Secondo Duchamp non l’abilità tecnica, lavoro soltanto manuale, ma l’atto di scegliere, un’azione mentale, una diversa attitudine verso la realtà, aggiunge valore estetico all’opera. Fabrizio Ruggiero ritiene che l’abilità tecnica, possa essere un processo molto sofisticato, un’azione mentale molto profonda e che comunque lo scarto linguistico che produce una variazione di significato, spesso divertente, all’interno di un idioma, nulla abbia a che vedere con le arti visive. La pittura non è fatta di parole, la pittura non ha sonoro e concentrando la consapevolezza nello sguardo, nel solo senso della vista, la pittura ne amplifica la sensibilità. La pittura diventa soggetto che emana sensazioni, la pittura non si aspetta orecchie che ascoltano ma occhi che guardano e allora la pittura concentra il suo sonoro nel segno e nel colore. Questi esprimono anche l’indicibile … la pittura allude l’indicibile, qualcosa che s’intravede nascosto ‘tra’ o, meglio, ’al di là’ delle esperienze, ciò che non si può dire perché la pittura non ha parola ma ciò che può esprimere giacché la pittura è segno e colore, ciò che manca alla parola.
Nell’arco degli ultimi vent’anni, partendo da quest’idea, F.R. ha interpretato, di tanto in tanto, le cose di Duchamp come segni cui attribuire significati altri, utilizzandole come soggetti per affreschi che in questo modo acquistano un senso completamente diverso. Giocando con il culto ridondante dell’Art-Stars-System, ha raccolto gli studi preparatori per la veduta anamorfica di Nu descendant un escalier, celeste! (1989), quelli di Ariadne and Dionysus per A bruit secret & Pandora’s Box (2010) e il ritratto ad affresco Marcel Duchamp with piercings (2008) ed altri lavori sparsi nella grande Boîte-en-valise II, red. (2011).
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